Babbà, il dolce del re
L’insolita storia del dolce simbolo di Napoli nasce presso la corte del re Stanislao Leszczinski, sovrano di Polonia nella prima parte del XVIII secolo. A seguito della sua detronizzazione, fu concesso al re il ducato di Lorena, cosa che lo rese terribilmente infelice e annoiato. Per questo motivo, Stanislao si circondò di illustri scienziati e filosofi di prim’ordine, con i quali teorizzò un’alleanza di cooperazione internazionale: i germi dell’unione europea erano appena stati messi in circolazione. Nonostante la grande lungimiranza dei suoi progetti, Stanislao era un re senza corona e si rese presto conto dell’impossibilità di realizzazione dei suoi sogni europei. L’amarezza del sovrano era tale che ogni giorno aveva bisogno di dolci che allietassero la sua condizione, ma i pasticceri lorenesi non avevano molta fantasia e finivano col servire a Stanislao sempre lo stesso dolce: il “kugelhupf”, un dolce tipico della zona della Lorena, realizzato con farine sottili, burro, zucchero, uova e uva sultanina. Il Kugelhupf non era molto gradito al re, il quale si lamentava soprattutto dell’eccessiva secchezza del dolce. Spesso, ripensando ai suoi irrealizzabili progetti di cooperazione internazionale, beveva rum e un giorno, proprio dopo aver bevuto qualche bicchierino di troppo, chiese un dolce speciale per allontanare da sé tutta la sua tristezza. Una furia cieca pervase Stanislao alla vista di quello che gli era stato appena servito: di nuovo il kugelhupf! Tale fu la rabbia, che il re scagliò il piatto sul lungo tavolo, facendo scontrare il dolce con la bottiglia di rum che si rovesciò sul piatto. L’insipido dolce lorenese, solitamente giallastro, si colorò di tonalità calde , e un profumo delizioso si diffuse tutt’intorno. L’assaggio fu un momento indimenticabile per l’umanità. Re Stanislao, commosso, decise di dedicare il dolce al personaggio di Alì Babà de Le mille e una notte, libro che il sovrano amava leggere per immaginare i luoghi caldi, tanto lontani dal castello lorenese nel quale era stato confinato. Dalle fredde cucine della Lorena, il Babà arrivò prima a Parigi, per poi giungere a Napoli attraverso l’opera di chef professionisti che prestavano servizio presso le case dei nobili napoletani. Da quel momento, il Babbà, come tanti altri capolavori culinari e non, non ha mai più lasciato Napoli.
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