Sabato 17 settembre ore 21.00 presso il Complesso Monumentale di San Domenico Maggiore – Napoli
Quota di partecipazione 10,00 euro
Info e prenotazione obbligatoria 081.5643978 – 340.4230980
Intervista a Giovanni D’Angelo, autore dello spettacolo “O Rusario” a cura di Rodolfo Fornario (associazione Arcoscenico), nell’ambito della rassegna “Teatro all’Ombra dell’Olmo di San Gennaro”.
Fornario – La pièce teatrale ‘O Rusario, liberamente tratta dall’opera omonima dello scrittore Federico De Roberto, in cosa si differenzia dall’originale?
D’Angelo – Chiariamo subito che il mio punto di riferimento non è stata l’opera teatrale “Il Rosario” ma la stesura originale in forma di racconto inserita nella raccolta PROCESSI VERBALI che il De Roberto pubblicò nel 1890. La particolarità di questi scritti d’impronta verista è che la narrazione si fonda sul dialogo e tende a far propria la tecnica teatrale.
Fornario – In pratica la struttura di questi racconti ha una forma teatrale.
D’Angelo – Si. Il dipanarsi della storia e, soprattutto, il ritmo dei dialoghi ha le dinamiche e le sfumature tipiche di un testo teatrale. Del resto lo stesso autore afferma che: «L’impersonalità assoluta non può conseguirsi che nel puro dialogo, e l’ideale della rappresentazione obiettiva consiste nella scena come si scrive per il teatro».
Fornario – Ritorniamo a “ ‘O Rusario “.
D’Angelo – La scelta di utilizzare la lingua napoletana è un omaggio alle origini partenopee del De Roberto, Restando fedele all’ambientazione agreste del testo originale, ho collocato la trasposizione teatrale ai piedi del Vesuvio. Ho utilizzato a piene mani il l’humus culturale partenopeo: una commistione inscindibile di parole, espressività vocale, determinati intervalli sonori e caratteristiche forme musicali, gesti, simboli, tradizioni, credenze e religiosità popolare. Con l’utilizzo di momenti canori monofonici e polifonici ho inteso alleggerire il carattere drammatico della “messa in scena”, nonché facilitare la comprensione di particolari contenuti culturali e degli elementi simbolici recuperati e proposti.
Fornario – Quindi in questa personale messa in scena non mancano gli aspetti di etnografia, di etnomusicologia e di antropologia?
D’Angelo – Sono fermamente convinto che prima di affrontare un testo di carattere “popolare” è fondamentale conoscere l’ambito nel quale si muovono i personaggi; l’indagine permetterà di ri…trovare e ri…evocare gesti, numerologia, spazi sacri, maschere personaggio che a loro volta rimandano all’archetipo originario. La mia messa in scena, sia nella stesura del testo, sia nelle varie espressioni musicali che nella regia, ha necessitato in primis dello studio e dell’utilizzo di miti, riti e tradizioni relativi all’immaginifico popolare campano in generale; successivamente è avvenuta la ricerca di espressioni verbali e culturali inerenti alle tematiche sviluppate (morte, lamentazione funebre, fecondità, rito spettacolo..) ed infine l’adattamento di tali “segni” all’interno dell’opera proposta.
Fornario – E l’aristocrazia che ruolo ha nello spettacolo?
D’Angelo – Un ruolo primario. Del resto non poteva essere altrimenti perché il mondo poetico del De Roberto trova spazio nell’ aristocrazia; non a caso il suo capolavoro è considerato il romanzo “I Viceré”. L’aristocrazia è una classe sociale che lui ben conosce essendo figlio di un ufficiale borbonico e di una nobildonna. Nei suoi scritti, “Il Rosario compreso”, parla di una nobiltà in decadenza, una casta che si appaga nel suo stesso esercizio. In definitiva per il De Roberto, l’aristocrazia raffigurava reggenti privi della taumaturgia, prerogativa che le ataviche credenze popolari assegnavano a chi è di nobile lignaggio, ridotti a governanti assetati di potere, non amati ma temuti; senza il carisma necessario affinché una comunità li riconoscesse come “leader” e si lasciasse guidare fiduciosamente.
Fornario – Come ti sei comportato circa il Verismo insito negli scritti di De Roberto e la tematica dell’opera?
D’Angelo – Il credo del Verismo è “l’esposizione rigorosa e impersonale dei fatti”. In pratica la letteratura deve fotografare oggettivamente la realtà umana rappresentando ogni classe sociale, anche quelle più umili, in ogni suo aspetto, anche quello sgradevole; la cosiddetta realtà nuda e cruda… e tutto ciò si evince anche nella mia messa in scena. Per quanto riguarda la tematica, in queste poche notizie ci potrebbe essere la chiave di lettura dell’opera “Il Rosario”. Federico De Roberto è nato a Napoli alcuni mesi prima della proclamazione dell’Unità d’Italia (1861). Si trasferì in Sicilia con i genitori quando era ancora bambino. Dopo la morte del padre soggiornò a Milano dove conobbe Verga e si legò al Verismo. Trasferitosi a Roma fu richiamato, anzi, gli fu ordinato dalla madre di ritornare a Catania. In questa città alternò momenti di creatività a momenti di solitudine e di depressione; il tutto sotto l’ombra gelosa e possessiva di una madre padrona.
Fornario – Bene! Non resta altro che augurare una adeguata presenza di pubblico per questo interessantissimo progetto teatrale.
D’Angelo – Prima di salutarci permettimi di ringraziare…
– l’amico Antonello Di Martino; responsabile di MANI E VULCANI Eventi della Tradizione Partenopea, che ha creduto nel progetto e lo sponsorizza mettendo a disposizione competenza, energie e risorse.
–Peppe Parisi; eclettico artista e impagabile amico fraterno.
–Paola Matafora; onnipresente compagna di innumerevoli viaggi artistici.
-Anna Perna; nuova promessa e, auspico, collega di tanti futuri viaggi artistici.
–Maria Pia Barlucchi; sublime soprano. Artisticamente ci eravamo persi di vista, poi ci siamo ritrovati e, oltre a circoscritte collaborazioni artistiche, è nata una gradevole amicizia.
–Simonetta D’Angelo; talentuosa nipote e, spero, erede della tradizione.
-L’insostituibile maestro Francesco Paolo Perreca, da un decennio mio collaboratore.
-Lo scenografo Francesco Autiero; al quale sono legato da un’amicizia nata nel lontano 1980.
-La costumista Mariarosaria Riccio; il suo motto è “pazienza e disponibilità”.
Tutti, con passione e sacrifici hanno collaborato alla realizzazione dello spettacolo.
Prossimo Appuntamento:
Sabato 17 settembre ore 21.00 presso il Complesso Monumentale di San Domenico Maggiore – Napoli
Quota di partecipazione 10,00 euro
Info e prenotazione obbligatoria 081.5643978 – 340.4230980
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